Storia delle Narcisate e “Narcisata in Flower Farm”

 

narcisàta 1  pronuncia: /narʧiˈzata/
sostantivo femminile – colloquiale
“passeggiata per raccogliere narcisi”

 

 

Sin da piccola ho sentito parlare delle narcisate nei racconti degli adulti e degli anziani ma é solo di recente che ho cominciato ad interessarmi a quello che è stato sicuramente un fenomeno molto interessante sotto vari punti di vista. Se siete Milanesi, Brianzoli, Lecchesi e Comaschi probabilmente conoscerete già almeno a grandi linee quello che sto per raccontarvi, per gli altri spero che possa essere una piacevole lettura e per tutti é un invito a rivivere questa esperienza, rivisitata in chiave sostenibile questa primavera nel nostro “Giardino dei Narcisi“.

 

 

STORIA DELLA NARCISATA

 

Negli anni Trenta e fino a tutti gli anni Sessanta le narcisate erano di gran moda. A primavera, intorno a fine aprile / inizi di maggio non appena questi splendidi fiori ricoprivano i prati di montagna, intere comitive si organizzavano per andare a coglierli. I prati delle nostre Prealpi erano letteralmente ricoperti di Narcisi in fiore: il monte Cornizzolo, i Corni di Canzo, il Monte San Primo, il Bollettone e il Palanzone offrivano uno spettacolo magnifico e un profumo inebriante.  Erano talmente numerosi che per poter avanzare sui sentieri era impossibile non calpestarli. Per chi ha in mente i classici tromboni gialli si stupirà probabilmente nel vedere che questi narcisi oggetto di tanto interesse siano in realtà bianchi, molto piccoli e con la corona (trombetta) molto corta, gialla con il bordo rosso. Elegante e delicato si tratta del Narcissus Poeticus anche se la mia bibbia in materia di flora del lario (Flora del Lario appunto / New Press Edizioni)  identifica la specie originaria in Narcissus Radiiflorus Salisb.

 

 

 

Ma come é nato il Fenomeno delle Narcisate? Sicuramente le passeggiate in montagna e il mazzolino raccolto per tenere in casa il ricordo per qualche giorno è qualcosa che risale a tempi molto remoti ma ai nostri fini bisogna risalire all’inizio del secolo scorso, quando il termine “operaio” ricorreva nelle sigle di alcuni gloriosi sodalizi legati alla montagna. Nel 1911 nasceva in Lombardia l’Unione Operaia Escursionisti Italiani (UOEI), fondata con il motto “per il monte contro l’alcol” allo scopo di migliorare le condizioni sanitarie e di vita dei lavoratori. L’amore per la montagna e la solidarietà furono in quegli anni l’emblema del Club Alpino Operaio di Como. Anche qui scopo ideale delle attività era quello di contribuire al riscatto dei lavoratori dalle difficili condizioni di vita quotidiana e di lavoro. Come spiega lo storico Alessandro Pastore (Il Club alpino operaio di Como di Giuseppe Vaghi, Nodo Libri, 2011), restava lontano, diversamente da quanto avveniva per il CAI, l’interesse per la dimensione scientifico-naturalistica dell’alpe. L’alpinismo operaio consisteva soprattutto in una frequentazione turistica di alcuni luoghi del circondario comasco, con gite collettive che vedevano coinvolti numeri imponenti di soci . Alle tradizionali gite sociali si affiancavano manifestazioni, sportive o meno, che andavano dalle gare e dai raduni sciistici e podistici alle panettonate in capanna, alle castagnate. E alle narcisate, appunto. (tratto da www.mountcity.it)

Erano di grande popolarità negli anni Trenta e Quaranta, e anche nel dopoguerra quando le comitive arrivavano in treno, con convogli appositamente organizzati dalle Ferrovie Nord (treno più corriera) e poi scarpinavano fino alle quote alte delle montagne del Triangolo Lariano.  Centinaia di escursionisti attirati dall’idea di fare una passeggiata nella natura e portarne a casa un ricordo profumato, perché ricordiamoci che il nome narciso deriva dalla parola greca narkao (stordisco) con riferimento al profumo inebriante dei fiori. Un profumo che evoca ancora, in chi ha raggiunto il traguardo della terza età, un’atmosfera d’altri tempi, un modo diverso di divertirsi. La narcisata collettiva era un momento di grande festa e l’occasione buona per tanti ragazzi e ragazze di incontrarsi  sui prati imbiancati da una copiosa messe di narcisi: una “nevicata” di bianco che ora è soltanto un ricordo rimasto, purtroppo, su qualche immagine ingiallita e nei racconti di chi c’era.

 

 

Le comitive partivano da Erba e arrivavano in quota dopo lunghe camminate. Tornavano con fasci di narcisi ben legati ed appesi a dei bastoni. Quando entravano in casa in tutti i locali si spandeva un profumo intenso. Le donne di casa facevano a gara a regalare mazzi di narcisi a famiglie amiche e ai parenti. Gran parte finivano in chiesa con grande gioia del parroco. Altri mazzi arrivavano fino sulle tombe dei cimiteri.  Alcuni allora ragazzini dei paesini interessati andavano a raccoglierli, con criterio, senza estirpare nulla, cogliendo solo il fiore, come la tradizione montanara insegnava, ne facevano grandi mazzi e li vendevano poi a cittadini venuti in campagna ma troppo pigri per inerpicarsi sui sentieri. Di questi Forager ante litteram ne conosco parecchi che ai primi di maggio si davano molto da fare!

 

Questi momenti di assoluta spensieratezza e felicità hanno però portato a una drastica diminuzione della “popolazione” di narcisi sulle nostre montagne, privando le generazioni che sono venute dopo, tra cui la mia, di questo spettacolo. Il problema era che spesso le persone non si limitavano alla raccolta già in sè selvaggia degli steli ma armati di zappette estirpavano i bulbi di cui riempivano interi sacchi.  Un vero sfregio alla montagna. Da alcuni decenni il narciso è protetto ed é assolutamente vietato raccoglierlo quindi per fortuna nelle ultime primavere il monte Cornizzolo (la montagna piu’ vicina a noi) sta lentamente tornando agli antichi fasti anche se per distese così intensamente bianche bisognerà sperare nella capacità dei narcisi di riprodursi e attendere ancora qualche lustro. Ma è invece già possibile fare narcisate fotografiche, ed è fra i programmi della mia primavera.

 

NARCISATA  IN VIVAIO 

 

Per chi invece non se la sente di scarpinare e tornare per di piu’ a mani vuole l’alternativa ideale è l’esperienza che vi abbiamo preparato presso il nostro Giardino dei Narcisi a Longone al Segrino (CO), in fiore da metà marzo circa a metà aprile. Potete trovare tutte le informazioni necessarie e acquistare il biglietto di ingresso cliccando su questo link ma vi lascio qui una piccola anteprima

 

Il Giardino dei narcisi:

15000 bulbi piantati in autunno

87 varietà diverse

7 settimane di fioritura

L’esperienza:

Presentazione della farm e tour guidato

Raccolta dei narcisi da parte dei partecipanti sotto la supervisione del team OFF

Pausa gourmande di stagione e chiacchiere botaniche

Composizione del bouquet

Saluti finali

durata 1.30 h

 

 

Spero di avervi incuriosito e riportato ad atmosfere di altri tempi, con il ricordo o con l’immaginazione 😉

 

1Comment
  • Olga
    Posted at 16:53h, 19 Gennaio Rispondi

    Buongiorno! Grazie mille per l’interesse, il giardino dei narcisi sarà aperto da metà marzo a metà aprile circa. Il biglietto d’ingresso per l’esperienza viene 90.00 euro e può prenotarlo direttamente sul nostro eshop. Per scegliere la data poi ci può scrivere e ci accordiamo 🙂

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